giovedì 8 novembre 2012

Maometto ante portas - L'assedio e la battaglia di Vienna 1673

Ancora una volta l'Europa deve fare i conti con i turchi.
L'islam torna all'attacco dopo le sconfitte subite nel corso dei secoli che non hanno cancellato l'idea di dominare il vecchio Continente e sostituire la croce con la mezzaluna.
Vienna deve subire un nuovo assedio turco dopo quello di centocinquant’anni prima del 1529,all’epoca brillava la figura di Solimano il Magnifico,adesso anche se non c’è un governatore altrettanto famoso,l’islam torna all’offensiva.
Il secondo assedio sarà risolto da una battaglia sempre alle porte di Vienna che per fortuna,eviterà alla città danubiana di cadere nelle mani dei credenti di Maometto.
Nel 1673 i Turchi guidati dal comandante in capo Karà Mustafà,in guerra contro l'impero asburgico assediano Vienna il 14 luglio 1683. Il comandante in capo austriaco von Starhemberg,rifiuta di arrendersi alle truppe ottomane e decide di asserragliarsi disperatamente in città.
La situazione appare disperata: nella capitale dell'impero la famiglia imperiale fugge insieme a dignitari e ambasciatori stranieri,i cittadini sono terrorizzati e per evitare di concedere agli assedianti posti di riparo troppo vicini alle mura,distruggono le case costruite al di fuori della cinta muraria.
L'assedio durerà due lunghissimi mesi.
Ancora una volta abbiamo la coincidenza delle date: il 14 luglio 1683 iniziò l'assedio di Vienna; il 14 luglio di 106 anni dopo inizierà la Rivoluzione Francese. Corsi e ricorsi storici.
L'esercito turco possedeva una artiglieria abbastanza scadente e antiquata per poter abbattere le solide mura austriache che circondavano la capitale,in compenso però le truppe musulmane erano abilissime nello scavare mine che avevano il compito di far cedere parti delle mura o danneggiarle gravemente. I lavori per la preparazione delle mine iniziò alacremente,la conquista di Vienna sembrava questione di tempo.
A peggiorare la situazione ci si misero anche 3-4mila tartari provenienti dall'est che presero a saccheggiare e incendiare i dintorni della capitale.
Gli stati tedeschi alleati dell'Austria sapendo che gli Asburgo,in lotta decennale contro la Francia di Luigi XIV, temevano che il sovrano francese potesse approfittare di questa congiuntura per sferrare un attacco al Sacro Romano Impero da ovest. Per fortuna il Papa,obbligò il sovrano francese a dimostrare la sua fede cattolica,inviando una flotta nei pressi di Algeri. Il pericolo di un altro attacco (questa volta dai francesi che erano cattolici come gli austriaci) era scongiurato,ma la situazione a Vienna divenne insostenibile: parti delle mura furono gravemente rovinate dai lavori di minatori turchi che lavoravano incessantemente per indebolire le possenti difese viennesi.
L'imperatore Leopoldo I,riuscito a sfuggire all'assedio riuscì a formare una coalizione di cui fa parte il re di Polonia Giovanni III Sobiesky,la minaccia che l'Europa orientale cadesse in mani musulmane era dietro l'angolo. Se Vienna fosse caduta,la stessa Germania e la Polonia avrebbero fatto la stessa fine, scatenando un terrificante effetto domino che avrebbe stravolto il continente,la Germania,infatti era impossibilitata a far fronte a un assalto turco in quanto uscita economicamente e militarmente devastata dopo la Guerra dei Trent'anni,una vera e propria Grande Guerra del XVII secolo.
Il Re di Polonia accetta di aiutare l'imperatore asburgico pur senza ricompense territoriali,in quel momento la minaccia di un cataclisma geopolitico era imminente.
Karà Mustafà però aveva commesso degli errori: non era riuscito a motivare la componente non musulmana della sua spedizione militare e all'interno dell'esercito c'erano sostenitori di una campagna a più corto raggio che mirasse alla conquista di piccole piazzeforti invece che di grandi città come Vienna,alcuni erano contrari fin dall'inizio alla spedizione militare e all'assedio.
Anche in campo turco,nonostante fosse la parte assediante c'erano dissapori malumori e lo stesso comandante commise l'errore di non fortificare le colline a nord di Vienna cui le sue truppe avevano distrutto un ponte che collegava le la città danubiana con l'altra sponda. Sarà l'errore decisivo.
Le forze della nuova Lega Santa si riunirono sul "Monte nudo" pronte allo scontro decisivo contro i turchi di Mustafà,era l'11 settembre,la stessa data in cui nel 2001 le torri gemelle di New York saranno distrutte dagli attacchi terroristici. Ancora corsi e ricorsi della storia.
Il giorno dopo incominciò la battaglia: Mustafà attacca per primo per interrompere le operazioni di dispiegamento dell’esercito nemico e incita i suoi uomini a aumentare gli sforzi per riuscire a entrare a Vienna,i cui cittadini, esultanti per i rinforzi, tentano una estrema resistenza.
La battaglia è ferocissima,i turchi sono in difficoltà in quanto non hanno posto difese per un eventuale attacco che non erano riusciti a prevedere
Dopo diverse ore il comandante musulmano decide di vendere cara la pelle e cercare disperatamente di entrare a Vienna ormai allo stremo per poi tentare la resistenza all'interno della città. Il piano non riesce seppure il comando e l'esercito della Lega Santa diviso da motivi religiosi e lingua offra a Mustafà un punto debole su cui puntare,infatti le manovre della Lega sono lente e caotiche,Mustafà cerca di contrattaccare nei punti deboli dello schieramento cattolico,ma seppur ben indirizzati la carenza di uomini,la stanchezza pongono l'esercito turco in condizione di inferiorità che porta gli assedianti, che nel frattempo devono fare i conti anche con sortite dei viennesi ,alla sconfitta.
A regalare alla lega Santa la vittoria finale ci pensano i 3000 ussari guidati dal re Giovanni III Sobiesky (4 corpi di cavalleria,uno tedesco e tre polacchi) lanciati alla carica. Gli ussari sterminano quello che rimane dell'esercito turco che lascia sul terreno migliaia e migliaia di uomini,saranno circa 15 mila i morti musulmani,contro 2000 della Lega Santa e 2500 feriti.
Vienna e l'Europa centrale erano salve dalla nuova invasione musulmana. La ritirata dei turchi si trasformò in una rotta: Belgrado capitolò pochi mesi dopo grazie alle imprese militari di Eugenio di Savoia che partecipò alla battaglia di Vienna. Karà Mustafà che aveva fatto uccidere Ibrahim Buda, sarà fatto strangolare per ordine del sultano a Belgrado poco prima che questa si arrendesse.
Per la terza volta (la quarta se si considera anche l'assedio di Vienna del 1529) l'Europa riesce a sventare la minaccia degli arabi prima e dei turchi poi che minacciarono di invadere e sottomettere alla fede di Maometto il Vecchio Continente.
La croce vince sulla mezzaluna.  Da questo momento in poi l’Europa non conoscerà più altre minacce provenienti dal lontano oriente,i futuri guai nasceranno,come sono sempre nati,all’interno del continente

venerdì 2 novembre 2012

Maometto ante portas - La battaglia di Lepanto 7 ottobre 1571

Ottobre sembra essere il mese adatto allo scontro di civiltà: ad ottobre del 732 si tenne la battaglia di Poitiers tra il governatore arabo andaluso e Carlo Martello di cui ho parlato nel post precedente,sempre a ottobre si tenne una nuova battaglia che vide contrapposti i crisitiani della Lega Santa contro l'impero ottomano, ottocento anni dopo la battaglia in terra di Francia.
Ancora una volta si diffonde a regola d'arte la paura dell'espansionismo islamico che,alcuni secoli dopo la disastrosa avventura delle crociate,torna ad agitare l'Europa.
In realtà i motivi per cui Cristiani e Islamici toranrono a trucidarsi fra loro furono essenzialmente due:
innanzitutto la Repubblica di Venezia era preoccupata dell'espansionismo islamico che minacciava i suoi fiorenti commerci con l'oriente temendo che,i musulmani avrebbero potuto chiudere i canali di comunicazione che rendevano opulenta la repubblica marinara.
Il secondo motivo fu l'assedio della città di Famagosta (Cipro),all'epoca sotto controllo veneziano da parte dei musulmani comandati da Lalà Mustafà.
L'assedio della cittadina durò oltre un anno,ma i veneziani,nonostante la eroica resistenza dovettero arrendersi agli assedianti. C'è da dire che Mustafà aveva cortesemente chiesto,all'inizio dell'assedio,ai cittadini e alla guarnigione di capitolare immediatamente offrendo al governatore della città Marcantonio Bragadin un carniere di pernici che fu sprezzatamente rifiutato come la richiesta di resa.
Irritato,Mustafà diede a Bragadin la testa mozzata e putrefatta del governatore di Nicosia Niccolò Dandolo,minacciando di fare la stessa cosa con gli abitanti della cittadina. Bragadin,seppellì il macabro trofeo e diede il via a un assedio che durò oltre un anno.
Stremati dalla penuria di cibo,dalle malattie e dai bombardamenti,la piazzaforte decise di intavolare accordi con il comandante degli assedianti per una resa onorevole.
L'accordo prevedeva che i cittadini e la guarnigione avessero salva la vita. Adesso le informazioni da me consultate per la realizzazione di questo post, sono discordi.
 Wikipedia afferma che,poco dopo la firma degli accordi Mustafà si rimangiò la promessa e mise a sacco la cittadina semidustrutta, Bragadin ebbe le orecchie mozzate e, legato a un asino fatto girare per la cittadina sottoposto a sevizie e insulti di vario genere,poi catturato,fu scuoiato vivo e la sua pelle issata sull'albero maestro di una nave portata a Istambul. Verrà riportata a Venezia da un ex schiavo veneziano Gerolamo Polidori che riuscì a sfuggire dall'impero ottomano in maniera fortunosa.
Un altra informazione, fa risalire la reazione brutale di Lalà Mustafà a un forte diverbio avvenuto tra Bragadin e il comandante delle truppe turche assedianti.
L'avvenimento scosse l'intera cristianità. Il Pontefice Pio V cercò di organizzare una alleanza,la più larga possibile, per combattere la nuova minaccia turca. Dopo mesi di incessanti trattative, prese corpo la cosiddetta "Lega Santa" composta dalla Repubblica di Venezia,  Stato Pontificio, il Regno di Spagna governato da Filippo II.
I lavori per l'allestimento della nuova flotta crisitiana furono svolti alacremente e vennero apportate delle modifiche alle galee veneziane: furono costruite nuove navi,le galeazze una imbarcazione intermedia tra la galee e i galeoni spagnoli, Francesco Duodo,eccellente marinaio e scienziato diede ordine che le nuove imbarcazioni avessero cannoni anche sulle fiancate delle navi e non solo sulle due punte,in modo da rendere più efficace l'attacco alle navi nemiche.
Un personaggio resterà celebre nell'evento di Lepanto: Sebastiano Venier,ma di lui parleremo più avanti.
Per la flotta pontificia fu nominato comandante un esponente di spicco della nobiltà romana: Marcantonio Colonna che,dalla battaglia tornerà coperto di gloria e onore.
Il punto di incontro della flotta cristiana era Messina,in modo da raggiungere più facilmente il "terreno" dello scontro,nella cittadina siciliana arrivarono anche le navi spagnole comandate da Giovanni d'Austria,figlio di Carlo V e fratello dell'imperatore Filippo II di Spagna. La flotta  fu ispezionata da Giovanni che rendendosi conto del minor numero di equipaggio all'interno delle navi veneziane decise di aumentare gli effettivi con equipaggio spagnolo. Un episodio rischiò seriamente di mandare tutto a carte quarantotto: Venier,che faceva parte della spedizione veneziana nonostante i suoi 75 anni di età,fece impiccare un soldato spagnolo reo di aver oltraggiato Venezia e Veneziani,Giovanni d'Austria saputo della notizia ordinò immediatamente a Venier spiegazioni plausibili. I due litigarono ferocemente,ma per fortuna il tutto si risolse con i due "primi uomini" che evitarono accuratamente di parlarsi direttamente.
L'imponente flotta partì alla volta dell'Oriente.
Intanto Alì Pascià che era stato nominato ammiraglio della flotta turca ed ebbe il comando delle operazioni,ordinò di dirigersi a Lepanto considerato un porto strategico,a Lepanto Alì Pascià e il suo vice Uluc Alì,in realtà un calabrese (Giovanni Dionigi Galeni) coinvertitosi all'islam e divenuto,appunto vice ammiraglio,studiarono il piano di battaglia.
Uluc premeva per restare a Lepanto e attendere i nemici in un porto favorevole. Alì Pascià invece voleva uscire e dare battaglia alla flotta cristiana certo della vittoria finale. Alì Pascià ebbe la meglio seppur avesse minor esperienza rispetto Uluc Alì che i cristiani della Lega Santa soprannomineranno "Ucciallì".
Nel golfo di Patrasso le due flotte dovettero impiegare diverse ore per effettuare lo schieramento. Sul versante cristiano le 6 galeazze veneziane formavano la prima linea,saranno decisive nel corso dello scontro.
il 7 ottobre del 1571 le due formazioni si scontrarono in maniera feroce: Sebastiano Venier nonostante i suoi 75 anni compì gesti eroici,uccidendo numerosi turchi a colpi di balestra ed estraendo una freccia musulmana dal piede,riprendendo la battaglia. Sei anni più tardi sarà l'ottantottesimo doge di Venezia,una carriera di tutto rispetto.
Lo scontro fu una ecatomb: i morti da ambo i lati furono numerosissimi,ma i turchi vennero travolti dalle galeazze veneziane che ben presto fecero poltiglia delle imbarcazioni musulmane che, tra l'altro,potevano contare su un equipaggio male armato rispetto a quello crisitano.
Alì Pascià fu ucciso durante lo scontro,la sua testa mozzata e portata come trofeo davanti a Giovanni d'Austria che si rammaricò in avrebbe voluto che l'ammiraglio turco fosse catturato da vivo.
La Lega Santa e venezia ottenne una vittoria strepitosa,l'armata musulmana uscì con le ossa rotte,l'espansionismo arrestato. Uluc Alì riuscì a scampare alla cattura e a ritirarsi in una zona più sicura lontano dagli ultimi fuochi della battaglia.
Anche questa volta la propaganda crisitiana affermò che a Lepanto i crisitiani guidati dalle forze celesti avevano sconfitto gli infedeli feroci e aggressori,considerando quello scontro come una battaglia giusta per il trionfo della vera fede contro il credo degli uomini di Maometto.
In realtà la battaglia di Lepanto fu solo un modo per evitare che l'espansionismo turco bloccasse i traffici di Venezia che rendevano opulenta la città marinara,il Papa Pio V infatti,nelle trattative per organizzare la Lega Santa fece notare proprio questo rischio ai veneziani.
La Spagna contattata dai diplomatici pontifici,inizialmente era poco disposta a scendere in campo per sostenere la nascente Lega,in quanto lo sguardo di Filippo II si posava sulle meraviglie del Nuovo Mondo e sui suoi immensi giacimenti di oro,argento e nuove colture come patata,pomodoro,cacao,cotone e tabacco. L'abilità dei diplomatici della santa Sede riusciranno a convincere il re di Spagna a far parte dell'alleanza.
La propaganda crisitiana che vuole,la battaglia di Lepanto come una svolta epocale e la vittoria dei buoni cristiani contro i feroci musulmani che erano in piena espansione,non convince più di tanto gli storici che vedono motivi più venali oltre al contrasto religioso.
Per Venezia fu una una vittoria che le consentì di restare la dominatrice del Mediterraneo ancora a lungo,per la Spagna una nuova occasione per affermare la sua egemonia politica e per lo Stato della Chiesa la dimostrazione che la fede cattolica trionfava contro la presunta menzogna di Maometto.